La Corte de' Medici

La corte dei Medici ha sempre avuto, per tutto il '400 e parte del '500, una fisionomia particolare; una fisionomia derivante dal fatto che i Medici sono stati una famiglia di origine borghese che è riuscita ad assumere, non senza molte difficoltà, la Signoria di una città dove, un regime repubblicano imperniato sulle corporazioni di mestiere, aveva radicato abitudini e costumi giuridici e di governo molto solidi. Così che il primo Medici, Giovanni di Bicci (1360-1429), ed il secondo, Cosimo I (1389-1464) hanno faticato notevolmente ad assumere il controllo della città. Tale controllo poi i Medici sono riusciti ad ottenerlo solo grazie alla ricchezza acquisita come mercanti e banchieri e attraverso un'abile politica di alleanze familiari per la quale il potere della casata, e quello delle famiglie amiche, è riuscito alla fine ad imporsi. La corte dei Medici è stata questo sistema di alleanze familiari, di letterati e di artigiani; ai quali si sono affiancati artisti, pittori, scultori e architetti che ne hanno soddisfatto il gusto della bellezza ed il mecenatismo. Collaborando anche, per esempio come Botticelli e Verrocchio, alla realizzazione di splendidi apparati di piazza e di straordinarie macchine da festa, per le parate, le pompe e gli spettacoli che venivano dati per tutta la città.

L'origine borghese e le radici popolari di questa corte risalgono ai tempi del tumulto dei Ciompi (1378) quando il popolo minuto si ribellò al popolo grasso e si raggiunse un compromesso di governo che produsse delle leggi anti-magnatizie. È dietro queste leggi che una delle più illustri famiglie fiorentine, i Tornaquinci, decidono da 1393 di cambiare cognome assumendo quello di Tornabuoni, con il quale ritennero così di adeguarsi al look popolare della repubblica. Non va dimenticato che ben 4 Tornabuoni, Leonardo (1522 - 1539), Alfonso (1546 - 1557), Filippo (1557 - 1559) e Niccolò (1559 - 1598), sono stati vescovi di Sansepolcro; così che questa famiglia - strettamente legata ai Medici - ha avuto in sostanza la signoria ecclesiastica in alta Valtiberina praticamente per tutto il '500.

Sono i rapporti familiari, infatti, che con la dotazione delle ragazze e l'imparentamento attraverso i matrimoni permettono di stabilire una rete di alleanze che diventa consanguineità, gruppo di potere, appunto corte; non basata, questa, sul diritto di rango nobiliare, ma sulla intraprendenza politica, sul commercio, sulle ricchezze proprie delle famiglie provenienti dal popolo grasso, sul rapporto d'amicizia e di comune interesse. Giovannidi Bicci sposa una Bueri, Piccarda; i figli Cosimo I e Lorenzo, rispettivamente, una Bardi (Contessina) ed una Cavalcanti (Ginevra); i nipoti Piero, Giovanni e Pierfrancesco sposano una Tornabuoni, Lucrezia, appunto, una Albizzi (Ginevra) ed una Acciaioli (Laudomia). Le due figlie di Piero (1416 - 1469) poi, Bianca e Lucrezia, vanno in moglie la prima a Guglielmino de' Pazzi e l'altra a Bernardo Rucellai. A fine 400 le famiglie più potenti e ricche di Firenze sono così un blocco solidale e compatto; i Medici possono prendersi la repubblica e trasformarla in Signoria. È Lorenzo il Magnifico (1449-1492), allora, il primo che esce dalla cerchia di potere fiorentina per cominciare a giocare anche nella politica italiana e sposa una Orsini, Clarice, questa sì una donna di antico e nobile lignaggio.

La Signoria è ormai una realtà consolidata. E al servizio della signoria ci sono letterati (Poliziano, Pulci) - Lorenzo stesso è poeta - artisti di vaglia e di qualità come Brunelleschi, Botticelli, Verrocchio, Michelangelo e lo stesso Leonardo; poi architetti come il Sangallo, che ha fatto la Fortezza di Sansepolcro; o il Buontalenti (la cannoniera di Porta Fiorentina ha il suo nome). Santi di Tito infine (1536-1603), pittore di Sansepolcro, nel tardo '500, entra anche lui nella corte medicea raggiungendo grande fortuna come ritrattista e pittore ufficiale. Un altro uomo di talento, dunque, questo di Sansepolcro, che fa strada alla corte di una famiglia di talento, assurta ormai alla Signoria su Firenze e su tutta la Toscana.

Certamente non è stato politicamente facile per i Medici costruire tutto ciò. Ne sanno qualcosa già Cosimo I e Lorenzo. Cosimo, nel momento più delicato della sua scalata al potere cittadino, si è trovato di fronte, a difesa della rifondazione della repubblica, la predicazione infuocata di Girolamo Savonarola - il domenicano che avvinceva le folle con il suo rigorismo evangelico e finì, ingiustamente accusato di eresia, sul rogo nel 1498 - e si trovò costretto ad esulare a Venezia. Lorenzo il Magnifico, invece, scampò con una fuga ingloriosa alla congiura organizzata dai Pazzi contro il suo potere; congiura che colpì a morte il fratello Giuliano (1478). Sanguinosa e drammatica fu la repressione dei congiurati, una volta ripreso il controllo della città, anche, e soprattutto, perché i congiurati venivano dal blocco mediceo - dato che Bianca, sorella di Lorenzo, aveva sposato Guglielmino - ed avevano dunque osato ribellarsi all'alleanza ed alla costruzione politica della famiglia.

Autore: Prof. Enzo Papi